Thursday, April 23, 2009

Orient Express: tappeti ruvidi che scuotono i timpani

Trani (BT), Spazio OFF, 18 aprile 2009


Attivi sin dal 2002 e già gruppo spalla per Tiromancino, Marlene Kuntz e Marta sui Tubi, gli Orient Express si sono esibiti alla Spazio O.F.F. di Trani, proponendo tracce dal debut album Illusion. In un cielo già di per sé plumbeo, la locomotiva a vapore dell’Orient Express, sbuffa fumo oscurando ogni spiraglio sgombro da minacciose nubi. Vintage rock per il gruppo pugliese, qui opener per l’emaciato Moltheni.

In un crescente ed organico caos, ruvidi tappeti sonori scuotono i timpani della platea presente all’esibizione dei cinque musicisti barlettani. Allo Spazio O.F.F. di Trani, gli Orient Express danno vita ad un set che non contempla virtuosismi, poiché il ritmo ha il compito di tenere ben salde le redini dei brani eseguiti.
Si bada al sodo con testi in lingua inglese e musiche martellanti che rimandano ad un travaglio tipico dell’epopea grunge dei primi anni Novanta, ma non solo. Tre dei cinque brani proposti in scaletta sono estratti dal loro primo album Illusion (edito dall’indipendente My Kingdom Music nel 2007). Tutti presentano un rock psichedelico di chiara matrice seventies con l’innovativa presenza di un sintetizzatore che rende ancora più estremo il sound allucinogeno e dolente del gruppo.
Le musiche spingono nel buio di un’atmosfera cupa in cui l’infernale sezione ritmica - formata da Wito al basso ed alla voce, e da Pablo alla batteria - tiene banco. Non è per tutti la musica degli Orient Express: per lo più pesantemente incentrata su toni dark, esigerebbe una sferzata di vitalità e colorate aperture, per essere più matura. Ma è lodevole il lavoro svolto da Gg alla chitarra e da Giuseppe Seccia al piano, per sgrezzare il granitico e oscuro sound. I maligni suoni prodotti dal synth di Blondy, poi, bene si legano al suddetto classico trinomio rock (chitarra, basso e batteria) che mai stanca.
L’introduttiva First Dawn viene presentata con nuovi arrangiamenti che ne impreziosiscono il mood (vagamente alla The Cure), senza snaturare l’essenza della versione incisa in studio. Segue a ruota“Eternal Child, che nel testo evoca vicende di una passata giovinezza in conflitto con il disincanto dell’età adulta e musicalmente integra in maniera fluida tutti gli elementi della band. E poi le inedite Words e Never, capaci di provocare un minaccioso duplice urto sonoro e che potrebbero essere un ottimo spunto per una nuova release.
Il sipario cala dopo Ten Drops, brano che ha ispirato anche l’omonimo video (qui) e che si è affermato, a livello nazionale, anche grazie alla sua presenza nella prima compilation digitale curata dall’edizione italiana di Rolling Stone.
Agli Orient Express, e al loro onesto Illusion, va riconosciuto il grande merito di aver reso attuale il rock psichedelico di qualche decennio fa: con il loro treno hanno ripercorso una vecchia tratta (ormai) poco battuta, conferendole nuova vitalità. Nuova veste per un genere tipico di un’epoca in cui la musica era passione genuina e non mero business. Ad majora!

Francesco Santoro