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La Recensione di Silentscreamzine
Intervista a cura di Dario Adile - Pablo risponde:
Con il tuo permesso partirei subito dal vostro nome, Orient Express, che trovo molto adatto e facilmente memorizzabile. Perchè l'avete scelto? Ha qualche significato particolare per voi?
Il nome è sempre un problema, non ricordiamo bene da dove e da chi sia venuto fuori, probabilmente è nato dalla voglia di evocare il tema del viaggio inteso sia in senso musicale che in senso stretto, difatti agli inizi utilizzavamo come logo una locomotiva (anche se ci è parsa sempre un po’ banale)…tante volte abbiamo pensato di cambiarlo proprio perchè è un nome molto abusato, in realtà siamo molto legati ad esso e se dici che è facilmente memorizzabile (e ricollegabile a noi) allora lo teniamo!
- So che avete voluto fare vostra una massima di Milan Kundera che grosso modo recita così: “La gente sta diventando sorda perché la musica è suonata troppo forte, ma dato che sta diventando sorda la musica deve essere suonata ancora più forte”. Eppure la vostra non è certo una proposta che punta sul volume o sull'impatto! Puoi dirci quindi in che cosa trovi che questa citazione si adatti a quanto suonato dagli Orient Express?
Può sembrare vagamente filosofico ma, a nostro modo di vedere, la forza e la potenza di una musica non sempre è direttamente proporzionale al volume o all'impatto in termini di decibel. Laddove si prediligono il volume e l'attacco diretto noi preferiamo costruire delle atmosfere che crescono e si sviluppano in un certo modo anche se non rinunciamo a priori ad un certo tipo di impatto "voluminoso".
Si capisce immediatamente che la scena degli anni '70 deve esservi particolarmente cara, in particolare quella del rock psichedelico. Puoi farci il nome di qualche band o di qualche disco cui dovete qualcosa in termini creativi?
E' vero amiamo molto l'approccio musicale degli anni '70 ma è in definitiva il concetto stesso di rock che nasce in quel momento, citare delle band non è mai semplice anche perchè cambiano i gusti e cambiamo noi continuamente. Siamo tutti devoti ai Led Zeppelin in primis, questo è sicuro, ma la band che ci ha cambiato la vita e che ci sconquassa il cuore ogniqualvolta l'ascoltiamo sono i God Machine, ed in particolare il loro primo album "Scenes From The Second Storey"…primi anni '90, quindi. Abbiamo anche una certa predilezione per gli Alice in Chains e, ultimamente, Cure. Nulla di solare dunque.
- Se dovessimo dare un'idea di cosa suonate in "Illusion" anche a chi non l'ha ascoltato, come definiresti la vostra musica? Quali sensazioni credi che riesca a trasmettere?
Difficilissimo rispondere...solitamente ci definiamo una band psych-rock, suona bene ma a volte è limitante...non rende l'idea forse di tutto quello che c'è in "Illusion". E' un piccolo viaggio attraverso le sensazioni, è una sorta di concept sulle emozioni e i tormenti "quotidiani" e personali, costruito in maniera tale che l'alternanza tra i momenti più riflessivi e intimisti e quelli più di "reazione" (e quindi più duri) sia perfettamente bilanciata, anche e spesso all'interno di uno stesso brano. Sembra un po’ contorto ma è molto più semplice di quello che sembra quando lo si ascolta.
C'è qualche canzone cui ti senti particolarmente legato? Ovviamente, se ce n'è qualcuna, dicci anche per quali ragioni!
Beh, ognuno di noi ha le sue preferenze ma il brano che tutti indistintamente crediamo ci rappresenti al meglio é "Eternal Child", riassume in sei minuti tutte le caratteristiche e sfaccettature del nostro suono, anzi del suono di questo disco, ed anche le liriche ci sembrano particolarmente riuscite…quindi ci sembrava il minimo aprire il nostro primo album con questo pezzo.
Quanto è importante per una band come la vostra riuscire ad esibirsi su un palco? Riuscite a farlo con sufficiente regolarità?
E' fondamentale, è il motivo principale per cui siamo qui a parlar di musica, puoi fare tutti i dischi che vuoi ma se dal vivo non rendi tutto il lavoro in studio diventa inutile. Abbiamo sempre dato un peso enorme alle esibizioni live anche perchè le viviamo in maniera molto viscerale, è come un conflitto tra noi sul palco: ci scontriamo e incontriamo continuamente…ecco...viviamo i nostri pezzi sul palco! Per quanto riguarda la regolarità dei concerti, riusciamo a suonare abbastanza in giro ma mai come dovremmo e vorremmo. Adesso ci siamo reinventati anche in versione elettro-acustica (ri-arrangiando completamente l'album in questa versione) quindi potenzialmente siamo in grado di suonare ovunque, dalle bettole agli stadi…ahah!
Quali sono le ambizioni che vi guidano ed i risultati che vorreste raggiungere nella vostra carriera musicale?
Le ambizioni, inutile negarlo, sono infinite...ad ogni piccolo gradino superato cresce l'aspettativa in maniera ancora maggiore ed è molto più facile perdere tutto in un batter d'occhio, potrei dirti "per noi è già un traguardo quello di aver pubblicato un album" ma non è così...l'ambizione maggiore è quella di suonare in giro dovunque, accumulare esperienze, crescere ancora senza limiti con la musica e con questa band, sperando che ci sia sempre qualcuno interessato ad ascoltarla in giro.
Ascoltando "Illusion" adesso che è uscito, quali sono gli elementi che ti rendono più soddisfatto o dove invece pensi che potete ancora migliorare?
E' la prima esperienza sulla lunga distanza, nel complesso ne siamo abbastanza soddisfatti…sia per quanto riguarda la produzione che i singoli brani ed i testi: rispecchia molto quello che eravamo quando l'abbiamo composto e inciso. E' comunque necessario migliorare e superarsi, ampliare la gamma di influenze (e di strumenti utilizzati!). Ci piacerebbe anche riuscire a scrivere qualcosa di più solare ma al momento è troppo complicato!
Grazie mille per l'intervista, c' è qualcosa che vuoi aggiungere in conclusione?
Ringraziamo te Dario per l'intervista e tutto lo staff di Silentscream, il grande Francesco della nostra etichetta My Kingdom Music e tutti i lettori della 'zine...non siate superficiali!