Monday, December 3, 2007

Il debutto discografico degli Orient Express recensito sul numero di Novembre delle riviste Rock Hard e Metal Hammer

Da Rock Hard di Novembre '07

L'ascolto del primo lavoro ufficiale dei nostrani Orient Express è un'esperienza straniante, un viaggio onirico in territori lontani e inesplorati: ogni brano di "Illusion"(titolo particolarmente azzeccato) proietta l'ascoltatore al cospetto di un panorama sempre nuovo e multiforme, dai contorni a volte moribidi e sfumati e altri estremamente spigolosi e definiti. Psichedelia, rock e studiata sperimentazione si combinano a creare un raffinato e sfuggente gioco di contrasti, che ha il pregio di incuriosire, coinvolgere ed attrarre inesorabilmente verso inconsuete dimensioni musicali. Rabbia e dolcezza, aggressività e melodia, disicanto e sognante svagatezza: gli Orient Express passano con spiazzante disinvoltura da un estremo all'altro, guidandoci per mano lungo un percorso ipnotico privo di punti di riferimento o di certezze di sorta. E' la ricerca di una qualche forma di evoluzione, continua e instancabile, la stella polare che guida l'operato del gruppo, il quale già alla prima occasione dimostra tutta la propria maturità e le potenzialità che, se sviluppate coerentemente d'ora in avanti, potranno proiettare il nome degli Orient Express ai vertici della scena alternativa italiana.
Michele Martini


Da Metal hammer di Novembre '07

Nati nel 2002, gli Orient Express si presentano in maniera abbastanza originale, come una band che fonde suggestioni diverse. Il gruppo si è formato attraverso svariate esperienze live, aprendo per realtà musicali diverse per approdare oggi al proprio debutto. "Illusion"è un disco soffuso, delicato, fatto di arpeggi malinconici e ritmiche lente, dondolanti, un insieme che culla l'ascoltatore assieme ad un cantato pulito e mai aggressivo. Lo stile del gruppo pesca da un vasto bagaglio di influenze, per esempio dal progressive settantiano un incedere sghembo e barcollante, dalla new wave degli anni '80 una maliconia di fondo che permea tutti i brani e dall'indie anni '90(tanto dai Motorpsycho quanto dalla scena italiana dell'epoca) un"'indolenza" cronica. L'essere un crogioulo di stili rende sicuramente "Illusion" un disco dalle potenzialità interessanti, ma costituisce anche un suo limite, non riuscendo a dare una verà identità al suono di questo gruppo. Di per sè "Illusion" scorre bene, si rende gradevole fin dall'inizio anche a chi è avvezzo a cose ben più dure, ma da metà in poi sfuma in una sorta di sottofondo indistinto. Un buon accompagnamento per un viaggio in auto, ma un pò di mordente in più non guasterebbe.

Michele Marinei