La recensione di "Illusion" di Stefano Cerati da Rumore n°200
Voto 7
Davvero interessante l'esordio di questa band italiana che coniuga sensibilità anni '70, una forte vena psichedelica e molto pathos emotivo. Le canzoni appaiono all'inizio quasi tremolanti, specchiandosi in una luce diafana e in molte chitarre acustiche. L'iniziale Eternal Child porta alla mente il senso di struggimento interiore dei Verdena, ad esempio. Spesso la struttura è come un moto ondoso che passa dal placido ed etereo oblio fino alle chitarre più guizzanti(Madness, Illusion). Anche se la pronuncia inglese non è perfetta, la voce riesce ad esprimere un forte senso malinconico, una sensazione di abbandono a volte carica di enfasi(Ten Drops). In Rats Know l'atmosfera sonnolenta ed ammaliante al tempo stesso recupera certe sensazioni oppiacee del trip hop, dando ancora più profondità e calore. Le canzoni hanno tutte un gran gusto. Peccato che la produzione, diciamo un pò vintage, non esalti le qualità espressive del gruppo che vive in un passato ottimamente riattualizzato, non dimenticando le proprie origini italiane, nonostante il nome.